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Calcutta Bhubaneswar

Spigolature di viaggio > India

Spigolature di viaggio - Treno Calcutta/Bhubaneswar


Il sole era calato già da un po' quando arrivammo finalmente alla stazione Centrale di Calcutta. Non credo che quel traffico, soprattutto quello serale, si possa paragonare a molti altri luoghi. Certo, ci eravamo mossi per tempo, o così ci sembrava, ma, col passare delle ore eravamo sempre di più certi che avremmo perso il treno.
Improvvisamente capimmo, invece, di essere arrivati, o quasi… Ci trovammo impantanati in una marea di mezzi di tutte le dimensioni; le biciclette, decine di migliaia, occupavano tutti gli interstizi tra gli altri mezzi; di fatto, contribuendo pesantemente al blocco totale del traffico. Non bastasse ciò, gli automezzi, grandi e piccoli, mostravano di voler andare i tutte le direzioni, strombazzando arrogantemente!
Dopo qualche inutile tentativo di avvicinarci un po' di più agli ingressi della stazione - scoprimmo in seguito che non era permesso solo ai pedoni -, si decise che era meglio affrontare l'ultima parte del tragitto a piedi. C'era però un problema: i bagagli. Non era certo pensabile di scaricarli agevolmente e portarli con sé all'interno della stazione, per di più tutto al buio! Le uniche fonti di luce erano in pochi fari degli automezzi dell'ingorgo…che mettevano ancora di più in evidenza i fumi di scarico presenti nell'aria. In India, alla sera, era raro che gli automezzi accendessero le luci…, era sicuramente un vezzo, per me ancora incomprensibile.
La guida locale ci raccomandò di rimanere all'interno del bus, e lui si allontanò nel caos. Dopo pochi minuti ritornò con un capiente carro trainato e spinto da una decina di uomini (o forse ragazzi, mah…). Noi a malapena vedevamo il carro. Scendemmo dal bus e con non poca fatica riuscimmo a raggruppare i nostri bagagli vicino al carrettone, facendo attenzione a non perderne qualcuno nell'oscurità. Le ombre intorno al mezzo caricarono scientificamente i bagagli, e noi, finita la procedura, secondo le raccomandazioni della guida, dovevamo seguirlo a vista fino all'interno della stazione. Ci posizionammo quindi in fila indiana (sic!) appoggiando le mani sulle spalle di chi ci precedeva (eravamo poco più di venti) ci dovemmo muovere verso l'ingresso concordato. La tensione saliva un po' - lo si capiva dalle risatine immotivate e un po' isteriche - ma la meta doveva essere raggiunta, e anche in fretta
Davanti agli ingressi della stazione Centrale stazionano, e si muovono in tutte le direzioni, decine di migliaia di persone, contemporaneamente. Dovevamo affrontare la folla e, con l'adrenalina sopra i capelli, lo facemmo, abbattendo uno dei principi fondamentali della fisica: l'impenetrabilità dei corpi solidi! Non fu certamente facile, ma cercammo di arrivare all'interno con molta determinazione. Una volta in salvo si sciolse la tensione con fragorose risate. Stava così per iniziare il trasferimento notturno da Calcutta verso la capitale dell'Orissa "Bhubaneswar".
…continua….


Spigolature di viaggio (2) Treno Calcutta/Bhubaneswar


Bhubaneswar, la sua estrema periferia, si iniziava ad intuire nell'azzurra foschia mattutina. I chilometri, poco meno di 500, erano alle nostre spalle. Era in me ancora molto viva l'esperienza vissuta solo da qualche ora.
La sera prima, dopo l'adrenalinico arrivo, l'interno della stazione si presentava in tutto il suo squallore, completato dagli immancabili effluvi di creolina. Allineati in sorprendente ordine, accanto alle numerose banchine erano esposte in gran quantità lucchetti di ogni dimensione, accompagnati da catene in ferro, anch'esse di ogni dimensione. I venditori di queste mercanzie erano numerosissimi… Solo dopo un po', non prima di aver chiesto alla guida, capii tanta offerta: i treni indiani, soprattutto quelli notturni, sono frequentati da abili "topi". L'unico modo per aver la garanzia sulla sicurezza del proprio bagaglio è la blindatura, assicurata da catene e robusti lucchetti. Le banchine pullulavano anche di una miriade di venditori di frutta, frittelline dolci, samosa di verdure e di carne, acqua, bibite, dolci succulenti e quant'altro potesse essere utile nel tragitto notturno alle migliaia di passeggeri in procinto di partire.
Nel variopinto bailamme non potevano certo mancare i mendicanti che, con occhio allenato, tra la folla individuavano, a notevole distanza, lo straniero. Molti di loro, le cui figure, d'istinto, inquietavano ancora di più, si trascinavano velocemente verso di noi (a piedi, o quello che ne rimaneva, o con carretti sospinti a mano, o quel che ne rimaneva). Solo quando erano vicinissimi capivamo di aver davanti dei lebbrosi. Loro, ben consapevoli del disagio che suscitavano, si avvicinavano sempre più, sino a sfiorarci, certi che, per la paura, avremmo dato qualche moneta purché si allontanassero. I fatti confermavano le loro certezze!
Con non poca fatica riuscimmo a sistemarci sul treno. E' necessario sapere che i treni notturni indiani sono suddivisi in scomode cuccette, ognuna delle quali può contenere 6 alloggi, tre per lato. Per rispettare a pieno la privacy, le stesse cuccette sono nascoste, agli occhi dei passeggeri in transito nei corridoi, da luride tendine.
Quando finalmente collocammo al meglio i bagagli, già in apprensione per le raccomandazioni implicite dei venditori di lucchetti e catene, iniziammo a rilassarci occupando le cabine assegnateci. Non si riusciva però a non condividere l'esperienza con i nostri compagni di viaggio; perciò ci raggruppammo in poche cuccette, occupando ogni spazio. Già si fantasticava sul menù che ci sarebbe stato servito (nel biglietto era compresa la cena), perciò si discuteva delle difficoltà che avremmo trovato a consumare i pasti senza avere dei tavolini a disposizione, poi col treno in movimento… (avevamo peraltro già verificato che non c'era un vagone ristorante). Lo sferragliare di un carrello in avvicinamento preannunciava l'arrivo della cena. Le nostre preoccupazioni sull' assurda logistica dei treni notturni si dissolsero all'istante quando uno scorbutico cameriere ci consegnò in plico sigillato la nostra cena; quattro uova sode (a testa naturalmente…). Il mio pensiero non poté far a meno di volare alle banchine della stazione appena lasciata, con tutte quelle leccornìe da noi stupidamente snobbate… Il lauto pasto venne consumato in pochi minuti e, senza il provvidenziale contributo dei pochi previdenti possessori di acqua, ha rischiato per alcuni di essere anche l'ultimo!
La prima parte del viaggio è stata divertente, tra ilarità e risate generali. Uno dei primi di noi che si era arreso alla stanchezza e aveva deciso di ritirarsi nel suo scompartimento, dopo pochi minuti lo abbiamo visto ritornare con l'espressione tra l'imbarazzato e il divertito. Ci riferì che alla sua cuccetta era assegnata anche una coppia di giovanissimi indiani, in viaggio di nozze! Ci raccontò che, nonostante le tenebre della notte, dai rumori sussultori e da vari miagolii, avesse intuito che la sua presenza era decisamente di troppo!
…continua…


Spigolature di viaggio (3) Treno Calcutta/Bhubaneswar


La rete ferroviaria indiana è tra le più estese al mondo e, se vogliamo, anche tra le più efficienti, soprattutto in considerazione che quasi tutto il sub continente, anche i luoghi più remoti, sono raggiungibili in treno!
Le classi nei treni sono innumerevoli, con tariffe molto differenti. Il nostro - l'ho saputo in seguito - era un SL (Sleeper class) con aria condizionata, letto morbido. Non erano inclusi gli effetti letterecci, cioè un copribranda, un lenzuolo ed un cuscino. Ci diedero solo, e forse per fortuna, una sorta di asciugamano, che molto tempo prima era stato probabilmente bianco. Le strutture alberghiere, anche le più grandi, e le ferrovie non dispongono di macchinari industriali per lavare la biancheria, che invece viene affidata ai "dhobi wallahs", persone che si occupano di lavare la biancheria, molto spesso nella riva dei fiumi… (che non sono esattamente torrenti di montagna!). Non abbiamo avuto il coraggio di utilizzare la "biancheria" offertaci.
Quando un po' tutti accusammo stanchezza, ci separammo e provammo a distenderci sulla nuda plastica delle brande, utilizzando gli zaini per cuscini. Il viaggio era lungo ed era necessario riposarsi un po'. Nel dormiveglia ebbi la sensazione che il treno si fermasse ad ogni stazioncina. La certezza la ebbi quando, appunto ad ogni fermata, si creava un certo trambusto e i nuovi arrivati, avvolti nel buio, cercavano disperatamente di accaparrarsi un giaciglio per la notte. L'esperienza non fu delle più piacevoli. Infatti, dimostrando molta delicatezza, invece di utilizzare una qualsiasi torcia elettrica, che avrebbe potuto svegliarci (!), utilizzavano il tatto per controllare se il lettino fosse libero. Il palpeggiamento non era sempre di brevissima durata; e poi non sempre le parti interessate erano "neutre"… Questa esperienza pseudo erotica non cessò sino a quando durò la notte. L'alba venne vissuta da tutti come una liberazione. Ci riconciliammo, ma solo un po', con la realtà, quando il vagone venne invaso da un profumo dolciastro: il chai. Tè nero speziato e latte molto zuccherato, fatti bollire ad addensare insieme. Un esercito di ragazzini, sicuramente saliti in una delle ultime fermate, forniti di grandi bricchi fumanti, si aggirava tra le carrozze alla ricerca di clienti. Era il modo migliore, e comunque l'unico, per riscaldarsi un po' dopo la movimentata e fresca nottata. Veniva servito in piccole tazzine di terracotta "usa e getta". Il pavimento era già ricoperto di cocci di queste tazzine. Capimmo così che gli indiani, nostri compagni di scompartimento, erano più mattinieri di noi, e non erano certo ossessionati dalla pulizia!
Eccoci alla stazione di Bhubaneswar, finalmente. Era passate poco più di 8 ore dalla partenza e, seppur stanchi, ci sentivamo entusiasti per quanto stavamo per vedere in Orissa, Stato posto subito a sud del West Bengala, che ha per capitale Calcutta.
Una delle mete più attese era certamente la città santa di Puri. La città è interamente consacrata a Shiva, che vi viene adorato della sua forma di Jagannath (Signore dell'Universo). Il Tempio di Jagannath è il più famoso tempio indù di Puri, importante meta di pellegrinaggio che il fedele deve compiere almeno una volta nella propria vita.
L'architettura del Tempio è imponente, con varie porte d'ingresso. Il flusso multicolore di pellegrini e fedeli è un colpo d'occhio fantastico. Gli spazi esterni sono occupati da una moltitudine di venditori di fiori, frutta e ornamenti votivi dai colori vivaci e dorati, da mendicanti e da sadhu.
Non vedevamo l'ora di mescolarci alla folla, osservare da vicino la spiritualità che solo gli indiani sanno mostrare, odorare l'aria satura di profumi di incensi!... Il nostro entusiasmo venne gelato in un attimo. Scoprimmo solo lì che l'accesso al Tempio era permesso solo agli indù! Non ci volevamo credere. Il programma era chiaro: si potrà vedere il Tempio di Jagannath. Insistei con la guida ben oltre il lecito. Lui ribatteva che il Tempio era ben visibile, però dal di fuori! Alla fine ci accordammo affinché, in qualche modo, potessimo vedere qualcosa dell'interno.
Con fare ammiccante e misterioso ci ordinò di seguirlo. Entrammo nel cortile di una casa privata che si trovava nella piazza, di fronte al Tempio. L'attraversammo, così come la loro cucina; salimmo le scale interne e ci trovammo in un terrazzo, attraversammo anche quello e ci ritrovammo in un altro terrazzo di un'altra famiglia, persone che non mostravano alcuna meraviglia per l'invasione, tutt'altro, ci sorridevano (probabilmente il transito non era gratuito). Finalmente ci fece salire su un gradino appoggiato alla balaustra e da lì, a turno, potemmo finalmente dare uno sguardo nei cortili interni del Tempio di Jagannath.
Fine


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